La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino: correva l’anno 1980 (parte 2)
di Stefano Cinelli Colombini
da Intravino
Per giocare un po’ vi racconterò i “dieci giorni che sconvolsero il mondo” del Brunello, i dieci eventi che hanno fatto del nostro grande Sangiovese quello che è. E che nessuno ricorda… forse perché tutti preferiscono le favole? Cominciamo dal più importante, il 1980. Parte seconda.
Come scritto nella prima parte, il 1980 è stato l’anno dove si sono poste le fondamenta del Brunello e del Montalcino che conosciamo. Arriva la DOCG, il Festival dell’Attore e tanto interesse sul Brunello. Il rapporto tra vino, territorio e cultura è sfruttato al meglio. Si attiva un forte flusso turistico, ma c’è un problema; dopo la crisi degli anni ’60 molte attività commerciali erano state chiuse, e non c’erano più le strutture per gestire così tanta gente.
Anche per questo l’evento più importante del 1980 è un fatto noto solo a noi “indigeni” e che però, da molti punti di vista, è l’atto di fondazione del moderno turismo del vino in Italia; tre giovani montalcinesi, Pianigiani, Giannelli e Turchi, prendono in concessione dal Comune la storica Enoteca della Fortezza e la riaprirono al pubblico. Avevano tutti i vini e tutti i prodotti tipici confezionati del territorio. E solo quelli. Tipicità, autenticità e tre ragazzi giovani, colti ed entusiasti dentro un monumento che faceva spettacolo già di per sé; fu un successo immediato e superiore ad ogni aspettativa, milioni di visitatori che resero evidente che il Brunello poteva generare (sul territorio) fatturati importanti anche per chi non era viticoltore.
Su questa scia sono nate centinaia di nuove attività; enoteche, ristoranti, strutture ricettive e servizi per turisti hanno riempito gli spazi lasciati liberi dalla chiusura di tanti storici negozi. Era nato un nuovo Montalcino, certo meno “genuino” ma…. dove il benessere del Brunello si estendeva a ogni famiglia. O quasi.
Tutto questo è iniziato nel 1980, quando l’antico blasone del Brunello si è sommato per la prima volta alla qualità riconosciuta (la DOCG), alla gestione accorta dei media e all’uso di cultura, territorio e shopping per alimentare il turismo e l’immagine del vino; una sinergia virtuosa, dove ogni elemento potenzia e promuove ognuno degli altri. Genio o caso? Difficile dirlo. Di certo c’è solo che, per quanto enormi e molto apprezzati siano stati negli anni a seguire i contributi di imprenditori illuminati venuti da ogni parte del mondo, quella stagione è stata tutta Montalcinese.
Per leggere tutte le puntate:
La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino (parte 1)
La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino | Correva l’anno 1980 (parte 2)
La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino | 1984, arriva il Rosso di Montalcino (parte 3)
La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino | 1933, il primo boom di vendite del ‘900 (parte 4)
La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino | Banfi sbarca in città: 1979, 1981 o 1969? (parte 5)
La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino. 1980-1990, il D-Day in salsa sangiovese; i “grandi del vino” sbarcano a Montalcino (parte 6)